Tutto passa

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Lessico graffiante e atmosfera sospesa, un connubio che caratterizza l’intero disco di Artù e in particolare Tutto passa. Una ninna nanna dedicata alla nostalgia di vivere in cui la debolezza della perdita ritrova la sua forza nella melanconia ribelle di una ballad rock.

“io non credo di scrivere per ispirazione. Alcune volte mi capita di guardarmi dentro e di trovare una canzone”

L’idea di scriverla è venuta all’improvviso “dopo una notte passata in bianco, dove ho capito che le cose hanno un valore proprio perché non sono eterne” racconta Artù. Il testo è stato scritto di getto, in meno di dieci minuti, davanti alla finestra ma non si parla di muse venute da lontano “io non credo di scrivere per ispirazione. Alcune volte mi capita di guardarmi dentro e di trovare una canzone”. Le canzoni Artù le trova per lo più di notte, quando un testo, un giro di chitarra e una melodia lo tengono sveglio finché non precipitano in un nuovo brano “mi eccita il momento in cui capisco che sono riuscito a scrivere un’altra canzone. In genere non dormo per due giorni e poi chiamo gli amici per fargliela ascoltare. Ovviamente quelli più stretti non ne sono molto contenti” (ride).

“capisco che un brano è maturo quando mi emoziona anche dopo averlo ascoltato duecento volte”

La prima versione del brano, in fase di scrittura, è stata voce e chitarra. Unico testimone in questa fase, il cane, perché se il pezzo non è pronto non lo si fa ascoltare a nessuno “capisco che un brano è maturo quando mi emoziona anche dopo averlo ascoltato duecento volte”.

Gli arrangiamenti di Tutto Passa sono stati ideati da Francesco Cataldo, il produttore artistico del disco, che ha lavorato a fianco di Artù mescolando esperienza, intuito personale ed empatia: “Gli arrangiamenti sono frutto della mia creatività” spiega Cataldo, “ma anche della connessione artistica con il cantautore”. Tutto è venuto in modo molto naturale: “in generale abbiamo lasciato che fosse la canzone stessa a scegliere il vestito che voleva portare addosso”. In fase di registrazione il pezzo ha subito poche variazioni rispetto alla preproduzione che, tralasciando la qualità sonora, per il cantautore romano deve essere il più vicina possibile al risultato finale. Il brano, come tutto il disco, è stato registrato e missato al Blue Trip di Roma, da Simone Empler. Le registrazioni sono durate circa due mesi: “Simone e Francesco iniziavano a lavorare la mattina presto, io arrivavo verso le tredici con un panino con la mortadella e una birra. C’era un clima bellissimo e i ragazzi della band hanno dato veramente il massimo”. Durante il lavoro in studio la concentrazione è stata stemperata da un clima amichevole e spassoso: “passavamo da momenti in cui non riuscivo nemmeno a cantare per quanto ridevamo a momenti in cui eravamo molto concentrati, soprattutto nei mix”. La fase di missaggio ha richiesto una focalizzazione particolare sulla voce: “quando canto tendo a urlare e mi preoccupo più di ‘buttare fuori’  che dell’intonazione. Ma il disco non è il live e quindi ho dovuto imparare a gestire le emozioni”.

“gli accordi non fanno la felicità”

Il mastering è terminato e il brano è pronto per uscire fuori, in radio e nelle case. Il risultato è semplice, diretto, infallibile come il pop, poche note che fanno la felicità o come direbbe Artù “gli accordi non fanno la felicità” ne bastano quattro per arrivare al cuore e alle orecchie di chi ascolta. E a chi gli chiede se è contento del risultato risponde: “sono soddisfatto perché si sente tutto quello che ho provato la notte in cui l’ho scritta. Addirittura il ‘na na na na na’ detto a bassa voce perchè non potevo urlare vista l’ora”.

E anche se tutto passa a noi rimane in testa un gran bel pezzo.

Martina Tiberti

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