Che il pezzo non sia stato scritto di getto su un divano di passaggio lo si capisce già dal primo ascolto: strutture melodiche bipolari, un testo poetico e sonorità tendenti al jazz che non sono certo il risultato di un’ispirazione facile.
Pirati è il quarto brano dell’ultimo album di Giovanni Truppi. Il disco, uscito nel 2015 per l’etichetta Woodworm, è stato prodotto da Marco Buccelli, registrato da Ivan Antonio Rossi presso lo Studio Nero di Roma e poi missato dallo stesso al 8brr.rec Recording Studio.
Jung, Wislawa Szymborska e i sogni ad occhi aperti
Il testo del brano è il risultato di un lungo processo di elaborazione avvenuto in tempi e luoghi diversi sotto l’influsso di suggestioni letterarie, musicali e personali: “Nel testo di questa canzone confluiscono quattro spunti differenti: una poesia di Wislawa Szymborska che non ricordo bene ma di cui mi era rimasto impresso il senso: parla di due persone che si sono sfiorate per caso tante volte senza conoscersi e che successivamente diventano importanti l’una per l’altra; la visione durante uno stato alterato di coscienza di una persona a me molto cara vestita in modo tale da farmi credere che stavo ricordando una vita precedente in cui eravamo due pirati; la suggestione che il corpo che percepiamo e ciò che ci comunichiamo gli uni gli altri siano solo i frammenti di una realtà più complessa di cui facciamo parte e nella quale interagiamo senza accorgercene – questa suggestione è sicuramente legata alla lettura del Libro Rosso di Carl Gustav Jung, che leggevo in quel periodo; l’ascolto di Who am I di Leonard Bernstein nella versione di Nina Simone“.
“C’è un momento in cui mi rendo conto che non posso più proseguire da solo ed ho bisogno di un punto di vista esterno, che mi dica anche solo che il brano è finito”
Lo sviluppo della canzone ha seguito un iter diverso dagli altri: dopo l’ispirazione sono arrivate parole e chitarra e solo in seguito la melodia e gli arrangiamenti:“Dal momento che non riuscivo tecnicamente a suonarla dall’inizio alla fine e quindi nemmeno a suonarla e cantare, mi sono messo a registrarla per poter lavorare alla melodia. Quasi immediatamente ho aggiunto gli altri strumenti”. Mesi passati a scrivere il testo, prove e ripensamenti chitarra in mano, poi, arriva il momento di uscire allo scoperto e il pezzo finisce in orecchie diverse. “C’è un momento in cui mi rendo conto che non posso più proseguire da solo ed ho bisogno di un punto di vista esterno, che mi dica anche solo che il brano è finito”
Il suono giusto
Il brano viene fatto ascoltare per la prima volta a Marco Buccelli, già produttore di Il mondo è come te lo metti in testa di cui aveva arrangiato e registrato anche le parti di batteria. A questo punto si passa in studio. Pirati è stata registrata allo Studio Nero di Roma, ad eccezione delle parti di piano, incise a casa di Truppi. La chitarra ha un ruolo chiave nell’andamento del pezzo ed è suonata con la tecnica del tapping. Questa tecnica ha permesso di suonare delle sequenze di note molto veloci in certi punti della canzone. Per mantenere un suono pulito si è scelto di registrare la chitarra direttamente in DI e non dall’amplificatore, come inizialmente avrebbe voluto Giovanni. Il risultato è esattamente quello giusto: un suono graffiante e sfumato, in linea con il mood onirico del brano.
“Le prime stesure del brano sono state composte a casa mia utilizzando da subito tutti gli strumenti, come se ci fosse un’intera band a suonare e non solo io”.
Dopo la chitarra e la voce si passa alla parte ritmica: “Prendendo spunto dalla parte di chitarra, strutturata con un’alternanza di sezioni più “quadrate” ed altre più “storte”, dal sapore jazzistico, ho aggiunto la batteria. Ho creato un beat minimale per la prima parte, lavorando molto anche sui suoni: quello del rullante è ottenuto percuotendo un guitalele e ho cercato di stoppare molto la pelle della cassa per avere una sonorità elettronica, l’altro beat invece è nato sovraincidendo hi-hat e rullante e cercando di stare il più possibile insieme alla chitarra per sottolinearne l’andamento”.
L’intuizione seguita per completare l’arrangiamento è quella di avere diverse sezioni su cui lavorare. Per questo motivo viene eliminata la chitarra dalla prima parte e il ritornello viene arricchito con dei cori: “Nei ritornelli non mi convinceva una voce solista e quindi ho optato per i cori, che mi sembravano più leggeri ed “universali”.
Questioni di incontri e differenze.
Gli incontri cantati nel testo, porte verso significati nascosti e realtà non sempre evidenti, sembrano una metafora del modo in cui il brano è stato concepito e registrato. Pirati si compone di due voci melodiche che pur differenti per stile e intenzione si completano a vicenda: “Sul brano c’è stato un lavoro di produzione molto particolare: per avere due parti che suonassero molto diversamente, nelle sezioni “jazzistiche” Marco si è rifatto al Double Quartet di Ornette Coleman e quindi abbiamo registrato ogni strumento due volte per ottenere l’effetto di due band che suonassero la stessa cosa contemporaneamente in stereofonia”.
“Come colori di un quadro che intuisco sempre diverso, sempre uguale a se stesso”. (Pirati)
Nonostante gli interventi meticolosi sul suono, il pezzo non ha subito variazioni consistenti rispetto la sua versione iniziale. Questo perché non sono stati aggiunti altri strumenti oltre a quelli che hanno contribuito alla prima registrazione: “Le prime stesure del brano sono state composte a casa mia utilizzando da subito tutti gli strumenti, come se ci fosse un’intera band a suonare e non solo io. Dal momento che quello che era venuto fuori ci piaceva, in studio abbiamo cercato di rimanervi il più fedeli possibile, cercando il sound giusto e una qualità di ripresa adeguata”. Quindi ad esempio è stata scelta la DI al posto dell’ampli e sono stati aggiunti dei synth su alcuni suoni acustici di cassa e rullante.
L’ispirazione, l’arrangiamento, lo stile, la registrazione. Su Pirati Giovanni non poteva dirci di più. Ora sta a voi trovare la vostra storia dentro la canzone. E attenti alle visite inaspettate.