“Il mare è tutto: non per nulla copre i sette decimi del globo. Ha un’aria pura e sana, è il deserto immenso dove l’uomo non è mai solo, perché sente la vita fremergli accanto. Il mare è il veicolo di un’esistenza soprannaturale e prodigiosa, è movimento ed amore, è l’infinito vivente”.
Così scriveva Jules Verne nel suo Ventimila leghe sotto i mari e sono sicura che Maria Chiara Argirò si troverebbe d’accordo con lo scrittore francese. Il 27 settembre uscirà il suo secondo disco Hidden Seas, un concept album dedicato al mare e a tutto ciò che esso rappresenta per l’essere umano. Un tema ampio e importante che la pianista ha attraversato prima con una ricerca personale e poi con la composizione. Un paesaggio mentale che era presente anche nel primo lavoro dell’artista The Fall Dance, dove la prima traccia s’intitolava When The Sea. “Il mare è un’ossessione”. spiega “È sempre stato parte della mia vita ed è l’unico posto in cui riesco a sentirmi completamente a casa. Io sono di Roma ma i miei hanno una casa fuori città, vicino al mare, a Sabaudia, dove ho trascorso molte estati. Il mare è sempre stato un punto di riferimento per me e ne sono sempre rimasta affascinata dal punto di vista sonoro. In quest’album ho cercato di riprodurne i suoni a modo mio, con tutta l’immaginazione possibile”.
L’idea alla base del disco è nata da un artefatto molto particolare, Maria Chiara Argirò era al mercato di Camden Town quando le è caduta sui piedi la raccolta di spartiti Sea Pieces di Edward MacDowell: “L’ho comprato, l’ho aperto, inizialmente ho pensato di riarrangiarlo ma poi ho deciso di voler dare un’impronta tutta mia”.
Sea Pieces di Edward MacDowell è un’opera visionaria, sia per il contenuto che per la forma: ogni brano ha un titolo e un’epigrafe, come se l’autore fosse partito da un nucleo narrativo per dare inizio alla composizione. Allo stesso modo Hidden Seas prende il via da suggestioni visive organizzate in un processo creativo che Maria Chiara Argirò definisce ‘un’esperienza al contrario’: “Prima ho buttato giù tutti i titoli dei brani e poi ho iniziato a comporli. Volevo darmi una sorta di scaletta per forzare l’atto creativo a partire dalle immagini che mi venivano in mente. Ad esempio ho deciso di scrivere un titolo molto semplice, Sea Song e di vedere cosa succedeva”. Il risultato è un disco intenso ed evocativo in cui le esperienze personali dell’autrice si intrecciano con questioni esistenziali ed universali: “Dentro Hidden Seas ci sono molte cose che mi riguardano. L’elemento dell’acqua è molto importante, mi stimola a livello sonoro e immaginativo. Il mare mi riporta ai miei ricordi d’infanzia, quando con mio fratello guardavamo Ventimila leghe sotto i mari ma è anche un simbolo del mistero umano: spesso vediamo solo la superficie delle persone, volevo raccontare quello che accade quando scopri cosa c’è dall’altra parte”. Il mare come icona dell’inconoscibile è anche uno dei temi del libro The Sea Inside di Philip Hoare, un’altra delle fonti d’ispirazione del disco.
“Our bodies are as unknown to us as the ocean, both familiar and strange; the sea inside ourselves. / I nostri corpi ci sono sconosciuti come l’oceano, sia familiari che strani; il mare dentro di noi.” (The Sea Inside, Philip Hoare)
Quando l’Argirò parla delle suggestioni che ha assorbito per la stesura del disco non manca di citare quella da cui ha preso spunto il brano The water Oath: “È stato scritto pensando alla storia di Chiara Vigo una filatrice sarda che lavora il bisso preso dal mare e lo trasforma in seta. Avevo letto la sua storia sul The Guardian e mi sono ricordata che mia nonna aveva dei tessuti fatti con questo materiale. La storia di Chiara mi ha affascinato molto e del brano uscirà anche un video animato”.
Per Hidden Seas Maria Chiara Argirò ha scelto di lavorare con gli stessi musicisti con cui aveva creato The Fall Dance: Leïla Martial (voce), Sam Rapley (Sassofono Tenore/Clarinetto), Tal Janes (Chitarra/Effetti), Andrea Di Biase (Contrabbasso) e Gaspar Sena (Batteria). La compositrice ha cercato di incanalare le capacità individuali in diverse prospettive di linguaggio espressivo: “Lo avevamo già fatto insieme nel lavoro precedente e si era creata un’ottima sintonia. Ho deciso di lavorare con i musicisti provando a farli andare fuori dai propri schemi stilistici, spesso proponendo sonorità elettroniche a musicisti jazz. Mi piace stimolare gli artisti in questo senso perché credo che la collaborazione sia un modo per crescere insieme. Per quanto riguarda l’elettronica me ne sono occupata prima da sola attraverso un sintetizzatore e poi mi sono rivolta a un mio caro amico, che mi ha aiutato a rendere il tutto più interessante”.
Nell’album ci sono sia tracce strumentali che canzoni ma il tutto è stato concepito per essere ascoltato come un concept album: “Sono 45 minuti di musica pensata appositamente per il vinile”. Spiega. “Ci sono dei brani che possono essere presi singolarmente ma andrebbe percorso dall’inizio alla fine. Personalmente combatto l’abitudine di ascoltare i brani decontestualizzati dall’album, come su Spotify, spesso ha più senso ascoltare il disco tutto di seguito. Di sicuro ci sono dei pezzi che fuzionano di più singolarmente, come le canzoni. Il singolo To the seas l’ho sempre visto come una piccola gemma. È un brano a cui tengo molto, come anche Sea songs. A livello di produzione tutto il disco è stato pensato nei dettagli, anche l’ordine delle tracce”.
Per il futuro l’Argirò non si sbilancia troppo ma ha già qualche idea sui progetti che le piacerebbe portare avanti: “Penso che dal mare mi sposterò un po’ più su… Vorrei cercare di sviluppare un approccio più elettronico alla composizione e scrivere più canzoni. Londra ti stimola sempre a fare altro”. Tra i sogni invece fa capolino quello di scrivere musica per il cinema, un’altra grande passione dell’artista: “Mi piacerebbe scrivere musica per film, è tutto un altro settore ma vorrei entraci in contatto, magari con una collaborazione. Non si sa mai nella vita, sono molto aperta e mi piace collaborare con persone che vengono da diversi background”.
In una delle epigrafi del suo Sea Pieces, dal titolo From the Depths, Edward MacDowell scrive: “And who shall sound the mistery of the sea?/ E chi suonerà il mistero del mare?”. Ascoltando Hidden Seas si ha l’impressione che Maria Chiara Argirò abbia risposto a questa domanda.
Un libro e un disco da tenere sul comodino secondo Maria Chiara Argirò:
Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar
In Rainbow, Radiohead
Martina Tiberti