Il suo primo disco Un elefante in una stanza è uscito lo scorso 10 maggio per la nuova etichetta Folkificio con la produzione artistica di Filippo Gatti. Dodici canzoni che esorcizzano le storture della vita e dei rapporti umani con allusioni nonsense e giochi di parole, alterazioni di una scrittura leggera e dissacrante, dove il fraintendimento e l’incomprensione diventano materia creativa di tutti i giorni. Ivan Talarico attinge alla tradizione del teatro canzone in modo del tutto personale: non segue un canone già sentito, ognuno può leggere le sue canzoni come vuole, il confine tra ironia e melanconia spesso è talmente sottile da essere irriconoscibile, tanto che uno stesso pezzo può sia far sorridere che evocare tristezza. Lo abbiamo intervistato per saperne di più.
I tuoi testi illuminano delle zone di confine tra ironia e spirito d’osservazione. Da cosa trai ispirazione per le storie che canti?
Le relazioni umane e le forme del discorso mi interessano molto, ma anche l’ampliamento del concetto di realtà (a scapito di una fantasia sopravvalutata), gli oggetti, la percezione soggettiva, la sorpresa e le aspettative disattese.
Nel testo di Eppure noi viviamo ancora canti: “Ci teniamo stretti a noi stessi e siamo l’ultima nostra illusione”. Qual è l’illusione più pericolosa per un artista?
Quella di sentirsi un artista.
Qual’è stato il tuo rapporto con la musica nel corso degli anni e come è nata l’idea di fare questo disco?
Ho iniziato a scrivere canzoni a 12 anni e da allora ho sempre avuto l’idea di fare un disco. Poi dai venti ai trent’anni circa mi sono dedicato quasi completamente al teatro e marginalmente componevo musiche di scena, brani strumentali e qualche canzoncina. Ho ripreso a scrivere canzoni e a fare molti concerti senza particolare voglia di fare un disco, ma l’incontro con Filippo Gatti, e poi con Gian Luca Figus di Folkificio mi ha portato a realizzarlo e ad esserne contento.
Quanto è leggero Ivan Talarico fuori dal palco e quanto è pesante?
Non so, fuori dal palco non lo frequento molto.
Teatro, musica, scrittura. C’è stato mai un momento in cui hai pensato di mollare tutto? E cosa consiglieresti ad un artista scoraggiato?
Ci sono stati momenti in cui il tempo che ho dedicato a queste cose è stato minore, ma non ho mai pensato realmente di mollare. Piano piano ho distrutto tutte le alternative che mi ero costruito e canalizzato tutte le mie capacità in queste attività. Consiglio di non avere mai un piano B, nella vita.
Un libro, un disco e un film da tenere sempre in casa.
Libro: La boutique del mistero di Dino Buzzati
Disco: Cosa succederà alla ragazza di Lucio Battisti
Film: Persona di Ingmar Bergman
Consigliaci 7 canzoni per la nostra playlist.
Sono sette canzoni così belle che sembrano otto.
Filippo Gatti – Kaya
Carmine Torchia – Cuore ermetico
Chiara Dello Iacovo – Nessuno sposta i piedi
Paolo Zanardi – C’è splendore
Gabriella Martinelli – Esseri sottili
Lucio Leoni – Mapuche
Adel Tirant – La giostra
Mimosa – Arance