Cosa devo fare

dente

Cosa devo fare è il secondo estratto dell’album Canzoni per metà uscito il 7 ottobre 2016 per l’etichetta Pastiglie. Il brano sembra essere la melodia di un carillon enigmatico e disilluso, un insieme di domande che si ripetono e che non trovano risposta, trascinate da ondate di beat electro reggae in cornice pop.

Una canzone che ha cambiato il suo vestito.

Nata in casa davanti ad un pianoforte Cosa devo fare aveva inizialmente una cadenza in tre quarti era un valzerino pun-pam-pam pun-pam-pam e aveva un piglio veramente simpatico: nella mia testa volevo arrangiarla come se fosse un brano di liscio romagnolo”. E poi, colpo di scena: durante i provini del disco la canzone si spoglia del ritmo ternario per indossare un altro vestito, un pop brillante e stanco, che s’intona meglio con il resto dell’album “era completamente diversa dalle altre e quindi ho deciso di riarrangiarla completamente”.

“Era nata come una cosa allegra e spensierata ed è diventata una canzone dai toni molto scuri”

Gli anni ’70 che ispirano le canzoni per metà.

La principale fonte di ispirazione per questo brano è stata Naturally, il primo album di J.J. Cale. Dente lo ascolta da anni, gli piace comprendere cosa succede al suo interno, scoprire l’uso copioso di batterie elettroniche con tempi preimpostati che definisce primordiali. In Cosa devo fare Dente ha cercato di riproporre la stessa meccanicità “ho campionato una vecchia batteria elettronica che faceva solo cassa e rullante e da lì ho cominciato a pensare di continuare su questa strada, pensando di cambiarla in un secondo momento con una batteria vera”.

Si può giocare con il suono e scoprire così che quelli che sembrano dei colpi di pistola “fanno parte di quella batteria elettronica che aveva dei battiti di mano che ho equalizzato aggiungendo della distorsione per farli sembrare un’altra cosa”.

Alla batteria è stata aggiunta la chitarra e in seconda battuta un basso con venature reggae. Il risultato è una canzone in levare ma dai toni cupi e rallentati: “è strano, era nata come una cosa allegra e spensierata ed è diventata una canzone dai toni molto scuri”. Il testo è stato rimaneggiato per adattarsi al cambio di ritmica: la metrica è cambiata ma il senso del testo è rimasto lo stesso “sono riuscito ad incastrarcelo dentro ed è venuta fuori questa canzone completamente diversa da come era nata”.

La parte vocale è stata registrata in casa. “Ho usato molto le doppie voci. Erano necessarie perché il pezzo non ha un ritornello e aveva bisogno di aperture vocali. Aiutano a distrarre dalla monotonia del pezzo che si ripete senza un colpo di scena se non nella penultima strofa che si svuota completamente: restano solo la batteria elettronica, il basso e delle voci”.

Il brano, come l’intero disco, è stato registrato presso lo studio 360 Music Factory di Livorno con Andrea Appino degli Zen Circus.

“senti quel treno che comincia ad andare, ad ingranare e il pezzo esce fuori”

Nel provino registrato in casa c’erano la chitarra, il basso, la batteria elettronica e la voce, poi una volta in studio sono stati aggiunti i sintetizzatori: “non mi ricordo bene il perché: ho acceso la tastiera e ho provato a farci qualcosa e sono venuti questi suonini un po’ strani e li ho lasciati. Ci sono queste due tastiere a fare dei tappeti più lunghi e un’altra che fa delle note sulla fine”.

Registrare insomma “è più una questione di testa. Puoi giocare a vestire una canzone in tanti modi diversi fino a che non raggiungi il vestito più adatto” ma la fase più bella della scrittura è quella in cui “senti quel treno che comincia ad andare, ad ingranare e il pezzo esce fuori”.

Il missaggio non ha stravolto il pezzo, “è stato un velo di trucco, non abbiamo esagerato”.

Il 20 ottobre scorso Dente ha iniziato il tour promozionale di Canzoni per metà. Nella prima parte del tour il pezzo è stato suonato esattamente come nel disco “tra poco la cambieremo, la faremo più suonata, senza la batteria elettronica ma con una batteria vera. Dobbiamo provare questa nuova versione da portare dal vivo nel 2017.”

Quando le canzoni fanno le pernacchie.

C’è una cosa che mi dà noia di questa canzone, ed è che l’introduzione ha cinque giri strumentali prima che entri la voce, per qualche motivo mi sono sfuggiti, in realtà sarebbe stato naturale sentire la voce entrare alla fine del quarto giro, proprio come accade quando la facciamo dal vivo. Quando la riascolto mi manca sempre qualcosa… soffro sempre un po’”.

Giuseppe ci ha raccontato di un’ispirazione, di un cambio di abito, di un po’ di trucco. E ora, si va in scena, buon ascolto.

Martina Tiberti

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