A me mi è il secondo brano dell’album Lorem Ipsum di Lucio Leoni, uscito per Lapidarie Incisioni nel novembre del 2015.
La creazione del brano è stata il risultato di un processo estemporaneo, immediato come la poesia popolare o la battuta. Un’idea che l’autore aveva in testa già da un po’, diventata in seguito una riflessione elaborata di chiacchiere tra amici sulla generazione di chi oggi ha tra i 30 e i 40 anni “non posso considerarlo un testo esclusivamente mio, è l’elaborazione di analisi fatte con i miei compagni di vita sul presente e il possibile futuro”.
Il brano è nato in studio: “dalle prime righe alla fine del testo non mi sono fermato un attimo. Poi ovviamente l’ho rivisto e corretto in altri momenti e luoghi”.
La fase dell’arrangiamento è quella che Lucio preferisce: “è lì che capisci se una canzone è viva o morta”. Nel caso di A me mi, la struttura della strofa è cresciuta contemporaneamente al testo: “mi serviva qualcosa di ossessivo e continuo” e così la matrice del pezzo è “un’improvvisazione su due accordi che si spezza rispetto a degli appuntamenti vocali” mentre “il ritornello “lailaloso” è stato inserito successivamente per aiutare l’ascolto”.
“Quando le stelle si allineano succede qualcosa di magico; chissà se è stata fortuna ma riascoltarla oggi mi fa impressione se penso a quel momento, a fine brano della prima take, in cui tutti abbiamo capito che era lei”
Il pezzo è stato fatto ascoltare a Daniele Borsato, il chitarrista che accompagna da tre anni Lucio sul palco e successivamente è stato registrato in presa diretta al Monkey Studio di Roma “Ci siamo divertiti come i matti. Essendo un’improvvisazione abbiamo registrato tutti insieme in uno studio che permetteva di guardarci e interagire come se fossimo in sala prove. Abbiamo fatto tre take, quella che è sul disco è la prima. Quando le stelle si allineano succede qualcosa di magico; chissà se è stata fortuna ma riascoltarla oggi mi fa impressione se penso a quel momento, a fine brano della prima take, in cui tutti abbiamo capito che era lei”. Lo spirito dinamico ed estemporaneo delle prime versioni del brano è stato catturato in pieno dalla modalità utilizzata in studio: una baraonda controllata per così dire, la libertà della poesia confinata nella struttura di un fraseggio insistente. “Mi interessava mantenere un’idea di caos (ben presente nel testo) anche nella parte musicale. Del resto arrangiare delle sezioni su un testo così era impossibile. Sostanzialmente abbiamo identificato due accordi sui quali portare un tempo ossessivo/compulsivo e rispetto a determinati appuntamenti vocali ci siamo mossi sulla dinamica interna degli strumenti più che su delle parti. Poi abbiamo costruito un ritornello “pomposo”, da un lato per spezzare il flusso continuo di parole, dall’altro per alleggerire l’ascolto; (ovviamente dobbiamo ringraziare Tiziano Ferro che citiamo miseramente)”.
“la musica respira e per farla respirare bisogna rischiare”
Durante la fase del missaggio il brano non ha subito particolari modifiche rispetto alla registrazione “era perfetta già così. “Il mix è stato fatto da Riccardo Gamondi (Uochi Toki) senza la nostra presenza. Ha lavorato da solo a tutto il disco in maniera creativa. A me mi è forse l’unico brano che ha lasciato come era da registrazione, evidentemente, a parte l’ovvio lavoro di equalizzazione e balance non aveva bisogno di molto altro”.
Il brano è finito e pronto per essere impacchettato in un disco. Si torna a casa, che cosa abbiamo imparato stavolta? “Che la musica respira e per farla respirare bisogna rischiare. Registrare dal vivo, senza click, tutti insieme permette alla musica di raggiungere vette che altrimenti non potrebbe raggiungere. Ovviamente non vale per tutto, ma ho imparato che questo vale per me”.